giorno 93 - 21 novembre 2006 
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Dopo la tirata di ieri, oggi dobbiamo per forza sgranchirci le gambe e dato che restiamo a Tucson, abbiamo pensato di andare a vedere il Parco nazionale Saguaro in bicicletta. Sono diversi giorni che non ne parlo, per scaramanzia, ma era ora!

Il risveglio ci riserva invece una bella sorpresa e finiamo per passare gran parte della giornata in un posto che neanche la mia guida turistica menziona: un gommista. Eh sì. Una gomma del camper è completamente a terra e non tiene l'aria neanche gonfiandola con il compressore. Petino si fa assistere dalla guardia del campeggio ma ben presto ci rendiamo conto che entrambe le ruote posteriori di destra sono a terra (il camper ne ha 2 per lato dietro, per un totale di 6). Chiamiamo un servizio locale che arriva nel giro di mezz'ora e ci monta le due nuove gomme. L'ispezione delle 4 rimanenti convince Petino a seguire il gommista in officina per il riallineamento e la sostituzione di un'altra ruota. Praticamente l'operazione ci porta via gran parte della giornata. Il giro in bici è saltato.

Con 500 dollari di meno in tasca, torniamo in campeggio con tre gomme nuove di pacca (il camper tiene molto meglio la strada, lo si nota subito), inforchiamo la Vespa e andiamo al parco.

Per fortuna non è molto lontano e possiamo ancora contare su qualche ora di sole. Dall'ufficio turistico imbocchiamo subito una strada che ci porta a fare un giro di 13 km tra numerosi esemplari curiosi di questi cacti giganteschi. Nel parco sono conservate oltre 300 specie di cactus diverse, e dicono che un Saguaro deve avere mediamente almeno 75 anni prima di formare nuovi getti (le braccia). Ciò significa che possono vivere per centinaia di anni e raggiungere altezze fino ai 10 m. Data l'aridità del terreno mi chiedo come sopravvivano in un posto che vanta almeno 300 giorni di sole all'anno. Hanno un tronco di legno interno, mentre l'esterno è formato da soffietti che si espandono e ritirano in funzione della quantità d'acqua che le radici riescono ad assorbire. Le radici sono poco profonde ma molto vaste e costituite di un'infinità di finissimi capillari in grado di assorbire minime quantità d'acqua. Qui le piogge sono rarissime ma quando arrivano producono fino a 2,5 cm d'acqua ogni 10 minuti, più di quanta la sabbia arida del deserto riesca ad assorbire e per questo si formano improvvisamente fiumi d'acqua torrenziale che possono scomparire nell'arco di poche ore. Difatti, anche nella città di Tucson si notano numerosi cartelli che segnalano la possibilità di allagamenti improvvisi. Un altro cartello curioso che ho visto in città diceva: "Attenzione! Possibile formazione di ghiaccio sul ponte". Ghiaccio, dico io? Ma quando mai? Oggi siamo in moto con i calzoncini corti, i sandali e la maglietta senza maniche...


Benvenuti al Parco nazionale Saguaro.

Un cactus solitario.

Un altro con tante braccia.

Una ridente famigliola Saguaro, con le montagne sullo sfondo.

Questo di profilo ha un aspetto buffissimo. Sembra gesticolare in aria.

Fiori del deserto.

Un'altra varietà di cactus.

Alcuni Saguaro.

Questo è un Cholla.

Questo ha un colore purpureo.

Eccone un altro.

Questo si chiama "Barile" da non confondersi con il Saguaro, fiorisce in cima e pende sempre a sud.

Altro Saguaro solitario.

E un altro ancora.

Altri cacti.

Fiorellini gialli.

Questo sembra deturpato in cima.

Eccolo per intero, in realtà è molto affascinante vedere come si formano i soffietti.
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